E poi dicono che il popolo non si deve incaxare!
La notizia riguarda i pianisti. Non quei bravi musicisti che allietano lo spirito umano suonando un pianoforte, ma i nostri simpatici parlamentari che vengono soprannominati tali perché hanno la pessima abitudine di votare per loro e per i loro "vicini di banco", così che oltre a far passare o bocciare leggi anche se in parlamento c'è la metà dei votanti, permettono agli "onorevoli assenteisti" di incassare il gettone di presenza che si aggira sui 4000€ mensili (alla voce diaria, fonte Camera dei Deputati), somma percepita anche dai precari di un call-center, ma non al mese, bensì per 5 mesi (circa 800€/mensili per i tempo pieno).
A luglio era passata una proposta di legge per installare un rilevatore di impronte digitali in ogni banco in modo che il deputato sia costretto a confermare il suo voto con la sua impronta, eliminando di fatto i "pianisti". La cosa è andata talmente avanti che si sono spesi circa 450.000€ e il sistema è pronto all'installazione. Ma ora sorge un piccolissimo problema: per fare il riconoscimento delle impronte bisogna prima archiviarle e quindi prendere le impronte digitali a tutti i deputati e senatori. E qui i "pianisti" si sono ribellati evocando la violazione della privacy. Cosa ancora più oscena è che il gruppo più compatto risulta essere quello della Lega (seguito dall'UDC), gli stessi che le volevano prendere quasi forzatamente a tutti gli emigrati solo per il fatto di esserlo. Appena letta la notizia mi sono balzati in testa pensieri malsani, ma poi, una volta scansate le nubi forcaiole, ho riflettuto: perché i deputati e i senatori che sono stati eletti dai cittadini (tze) dovrebbero astenersi dal registrare le loro impronte per essere utilizzate in un sistema di identificazione interno al Parlamento? E perché loro dovrebbero astenersi appellandosi alla privacy mentre io ho dovuto darle per il rinnovo della carta d'identità. Lungi da me il pensare che abbiano qualcosa da nascondere alla legge... Inoltre, perché scandalizzarsi proprio adesso che i soldi PUBBLICI sono stati spesi? Non potevano svegliarsi prima (tanto per riconoscere un'impronta digitale dovrai pure confrontarla con un'altra, CSI insegna) ed evitare tale esborso, vista la tanto sventolata crisi (sempre la nostra, mai la loro). Ora le cose che sarebbero da fare per riparare a tale scialacquo di soldi statali sarebbero tre:
La notizia riguarda i pianisti. Non quei bravi musicisti che allietano lo spirito umano suonando un pianoforte, ma i nostri simpatici parlamentari che vengono soprannominati tali perché hanno la pessima abitudine di votare per loro e per i loro "vicini di banco", così che oltre a far passare o bocciare leggi anche se in parlamento c'è la metà dei votanti, permettono agli "onorevoli assenteisti" di incassare il gettone di presenza che si aggira sui 4000€ mensili (alla voce diaria, fonte Camera dei Deputati), somma percepita anche dai precari di un call-center, ma non al mese, bensì per 5 mesi (circa 800€/mensili per i tempo pieno).
A luglio era passata una proposta di legge per installare un rilevatore di impronte digitali in ogni banco in modo che il deputato sia costretto a confermare il suo voto con la sua impronta, eliminando di fatto i "pianisti". La cosa è andata talmente avanti che si sono spesi circa 450.000€ e il sistema è pronto all'installazione. Ma ora sorge un piccolissimo problema: per fare il riconoscimento delle impronte bisogna prima archiviarle e quindi prendere le impronte digitali a tutti i deputati e senatori. E qui i "pianisti" si sono ribellati evocando la violazione della privacy. Cosa ancora più oscena è che il gruppo più compatto risulta essere quello della Lega (seguito dall'UDC), gli stessi che le volevano prendere quasi forzatamente a tutti gli emigrati solo per il fatto di esserlo. Appena letta la notizia mi sono balzati in testa pensieri malsani, ma poi, una volta scansate le nubi forcaiole, ho riflettuto: perché i deputati e i senatori che sono stati eletti dai cittadini (tze) dovrebbero astenersi dal registrare le loro impronte per essere utilizzate in un sistema di identificazione interno al Parlamento? E perché loro dovrebbero astenersi appellandosi alla privacy mentre io ho dovuto darle per il rinnovo della carta d'identità. Lungi da me il pensare che abbiano qualcosa da nascondere alla legge... Inoltre, perché scandalizzarsi proprio adesso che i soldi PUBBLICI sono stati spesi? Non potevano svegliarsi prima (tanto per riconoscere un'impronta digitale dovrai pure confrontarla con un'altra, CSI insegna) ed evitare tale esborso, vista la tanto sventolata crisi (sempre la nostra, mai la loro). Ora le cose che sarebbero da fare per riparare a tale scialacquo di soldi statali sarebbero tre:
- Si installano comunque e si obbligano per legge i parlamentari a registrare le proprie impronte (e non mi sembra tutto sto scandalo)
- Si installano ugualmente e a chi nega il rilascio dell'impronta viene tolto il gettone di presenza perché al sistema PAGATO DAL CITTADINO risulta assente e quindi sarebbe ingiusto pagare 2 volte un deputato per la sua possibile defezione (potrebbe ricorrere sempre ad un collega pianista)
- I SOLDI PUBBLICI spesi invano vengano reintegrati dagli stessi deputati decurtandoli dal loro stipendio, e se non da tutti (potrebbe essere ingiusto richiederli a chi è a favore e non si oppone al nuovo sistema), chiederli solo a chi non accetta la nuova tecnologia di controllo delle presenze al voto.
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